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Tosca a tinte forti in scena al Teatro Lirico di Cagliari

Puccini e ancora Puccini, al Teatro Lirico di Cagliari: dopo il successo della “Turandot” targata Sciola è in scena infatti, da venerdì 3, “Tosca”.

Tosca a tinte forti in scena al Teatro Lirico di Cagliari
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4 Ottobre 2014 - 09.17


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di Francesca Mulas

Puccini e ancora Puccini, al Teatro Lirico di Cagliari: dopo il successo della “Turandot” targata Sciola è in scena infatti, da venerdì 3 sino a domenica 12 ottobre, “Tosca”, altro titolo di assoluta popolarità e di forte impatto sul pubblico già dal suo esordio, nell’anno 1900. Una prova della sua immediata fama è la scelta di Enrico Caruso di incidere “E lucevan le stelle” quale terzo brano di tutta la sua discografia. Perché questo successo? Per la struggente malinconia e bellezza di alcune arie, certo, per l’alchimia (sudata e faticosamente conquistata) del trio Puccini-Illica-Giacosa, per l’atmosfera noir che pervade il dramma a tinte fosche, sospeso fra il Romanticismo italiano sentimentale e l’esplosività sanguinolente del Verismo alle porte. Ed è proprio ispirato alle atmosfere dei film noir francesi anni ’50 l’ allestimento di questa edizione firmata Joseph Franconi Lee, regista che a sua volta ha ripreso la scenografia del 1999 di Alberto Fassini, allievo di Luchino Visconti; allestimento noleggiato dalla Fondazione Teatro Regio di Parma, che nel 2009 aveva rappresentato (e poi acquistato) il pacchetto Le belle scenografie, con i ricchi costumi di William Orlandi, creano un ambientazione cupa e sinistra. Anche le luci di Roberto Venturi contribuiscono a questa visione tetra e ricca di contrasti, forse a volte un po’ troppo netti, poiché a volte bisogna aguzzare la vista per poter veder bene i vari personaggi (come nel I Atto, all’ingresso di Angelotti). In scena un elemento fisso, una grande scalinata, mentre i vari Atti sono caratterizzati da grandi arredi simbolici che evocano le varie ambientazioni (come ad esempio il grande tavolo colmo di croci nel II Atto, a Palazzo Farnese, ove troneggia in scena una riproduzione del quadro “La crocifissione di San Pietro” di Caravaggio), con momenti di grande effetto, come nella scelta del suicidio finale di Tosca, gesto estremo la cui forza è evidenziata da alcuni secondi di immobilità e silenzio da parte degli altri personaggi. Sul podio Gianluigi Gelmetti ha dominato pienamente il linguaggio musicale vertiginoso e cangiante della partitura, anche se a volte con eccessi sonori, soprattutto nel settore ottoni: nel complesso, una prova buona ed efficace. Svetla Vassileva è una Tosca meno corposa di quanto siamo abituati a sentire, dal timbro nervoso, con un’interpretazione che gioca più che altro sulla teatralità (come da scelta registica, visto che questa caratteristica è apparsa in tutti i protagonisti): suo l’unico applauso a scena aperta, dopo la celeberrima aria “Vissi d’arte”. Nel ruolo di Cavaradossi abbiamo visto il tenore Aquiles Machado, cantante dalla voce di rara nobiltà anche se a volte sovrastata dall’orchestra o dagli altri personaggi. Il protagonista della serata è stato però lui, Scarpia, interpretato dal baritono Claudio Sgura, assolutamente calato nel personaggio: ottima presenza scenica e ottimo timbro scuro e brunito, perfettamente modulato in base alle esigenze espressive e di volume. Grande affluenza di pubblico e grande entusiasmo finale per una rappresentazione di forte impatto: menzione speciale per il coro di voci bianche diretto da Enrico Di Maira il quale, come sempre, guida i bambini con leggerezza e professionalità dentro il magico mondo del teatro.

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