Festival rossiniano: un'altra opera è possibile

Si può fare l'opera senza risorse? Risponde il Sovrintendente Gianfranco Mariotti: «Meno soldi? E noi reagiamo con idee»

Festival rossiniano: un'altra opera è possibile
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12 Agosto 2014 - 15.33


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Come si fa l’opera, lo spettacolo dal vivo più costoso, in tempo di crisi e di contrazione delle risorse per la cultura? Il Rossini Opera Festival, uno dei più prestigiosi a livello internazionale, una delle due sole cose da non perdere in Italia, insieme all’Arena di Verona secondo il New York Times, «ha praticamente dimezzato le risorse dal 2001: avevamo un budget di circa 7 milioni, ora ne abbiamo 5, ma se ai tagli aggiungiamo l’inflazione, abbiamo in pratica meno della metà dei soldi – ha detto il sovrintendente Gianfranco Mariotti -. Come facciamo? Reagiamo con le idee, cercando nuove strade». Come il Barbiere di Siviglia allestito (regia, scene, costumi, video) dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, con un ottimo cast di specialisti rossiniani, che ieri sera ha fatto venire giù il Teatro Rossini dagli applausi.

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Una produzione sicuramente meno costosa rispetto ad altre con regista, scenografo e costumista, «ma – ha sottolineato Mariotti – non l’abbiamo fatta per risparmiare. I ragazzi dell’Accademia collaborano con noi da anni, questa volta hanno fatto tutto loro, il Rof ha solo esercitato un’azione di ‘vigilanzà» per rimanere fedele alla formula della manifestazione: massimo rispetto filologico per la musica, massima libertà per la parte visiva.

Il risultato è stato una liberazione di energie giovanili e di creatività degli studenti impegnati anche come tecnici con tanto di caschi di sicurezza per spostare elementi scenici a vista. «Una festa» insiste il sovrintendente. Per rimediare ai tagli il Rof «mette sul piatto la sua visibilità internazionale: abbiamo 130 testate accreditate, il 70% del pubblico straniero. Secondo uno studio dell’Università di Urbino, l’attenzione dei media per il Rof equivale a pubblicità gratuita per un valore di 8 milioni di euro, in questo modo possiamo chiedere cachet più bassi agli artisti». E poi «abbiamo imparato a fare spettacoli con budget ridotti, con allestimenti intercambiabili e smontabili in poche ore. Ieri sera il Teatro Rossini ha ospitato il Barbiere, stasera è la volta di Aureliano in Palmira, con la regia di Mario Martone».

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Il festival lavora da anni con i giovani: formazione per i cantanti con l’Accademia Rossiniana e per mestieri del palcoscenico con il Progetto Efesto. E vuole creare il pubblico del futuro con iniziative per le scuole e per i bambini (Il viaggetto a Reims è il titolo del laboratorio a loro dedicato), oltre a biglietti a prezzi stracciati per gli under 14. Il Rof infine è diventato un motore di ricchezza per il territorio: «L’80% degli eventi si svolge in città. Un euro speso per il festival si moltiplica per sette». Per il resto la cifra del Rof non cambia: «Abbiamo un pubblico esigente per quello che riguarda la qualità, ma non conservatore, un pubblico laico che vuole pensare».

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