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La canzone Romagna mia compie 60 anni

Festeggerà quest'anno i 60 anni la hit Raoul Casadei, diventata il simbolo del ballo liscio della musica italiana nel mondo.

La canzone Romagna mia compie 60 anni
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11 Agosto 2014 - 14.38


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Festeggia 60 anni nel 2014 e la canzone “Romagna Mia”, una delle ballate più popolari e cantate dagli italiani. Il brano ha reso famoso Raoul Casadei ed è diventata in poco tempo l’inno delle serate dei balli lisci.

Casadei, di Sant’Angelo di Gatteo (Forlì), fondatore della famosa Orchestra Casadei, artefice e interprete della musica folkloristica romagnola negli anni ’40-’50-’60, soprannominato l’uomo che sconfisse il boogie, nel ’54 è a Milano per una delle due incisioni annuali presso La Voce del Padrone e Columbia. Deve fare una sostituzione, ha sempre due o tre brani di riserva, e, per l’occasione, tira fuori quel valzerino che tiene già da qualche tempo nel cassetto, per ogni evenienza: «Casetta mia».

Il direttore artistico, Dino Olivieri, autore della celebre «Tornerai», ascolta il motivo: gli piace, e suggerisce di dargli un titolo di più largo respiro, «Romagna mia», sapendo quanto è grande l’amore di Secondo Casadei per la sua terra. Il successo è immediato alla radio e nelle varie orchestre e l’arrivo dei juke box è il lancio definitivo: non c’è turista italiano o straniero che, soggiornando sulla riviera romagnola, non manchi di acquistare il disco e di metterlo in valigia, così come chi si trasferisce all’estero. «Romagna mia» inizia così il suo lungo e bellissimo viaggio.

Portata al successo nazionale da Raoul Casadei viene incisa da grandi cantanti, tra cui Claudio Villa, Narciso Parigi, Nilla Pizzi, Orietta Berti, Rosanna Fratello, Giorgio Consolini e da vari complessi. Più tardi viene tradotta in russo, giapponese e argentino ed in seguito in tutte le lingue del mondo. Anche Francesco Guccini, Gigi Proietti, Fiorello, Iva Zanicchi, Spagna, Jovanotti (in versione rap) e i Nomadi nei loro concerti l’hanno cantata, così come, insieme allo scanzonatissimo pubblico di «Indietro Tutta», Renzo Arbore. Addirittura i Deep Purple in concerto in Romagna ne improvvisano una versione live durante un concerto. Luciano Pavarotti la cantava con gli amici durante le cene e Papa Giovanni Paolo II, che aveva una grande simpatia per questa canzone e non solo si univa al coro dei gruppi romagnoli alle udienze in San Pietro, ma come aveva dichiarato in alcune sue interviste sui giornali, la «canticchiava» anche da solo nei momenti meno impegnativi e spesso modificava il testo cantando Polonia Mia. Nel 1998 la star della disco-music Gloria Gaynor ne ha data un’interpretazione eccezionale incidendola insieme all’Orchestra di Raoul Casadei, durante un concerto ad un Festival diretto dal re del liscio. Poi Mirko Casadei insieme a Mario Reyes dei Gipsy King e con Kid Creole and the Coconuts. E al Festival di Sanremo Samuele Bersani ne ha cantata una versione balcanica con Goran Bregovich.

E oggi, dopo 60 anni, non c’è festa in Italia o all’estero, dove non si finisca per intonare questa canzone diventata uno dei brani identitari italiani, legati al territorio non più solo romagnolo, un inno nazionale da balera del liscio.

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