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Opera Roma, salta la terza rappresentazione della Bohème

Slc Cgil e Fials Cisal chiedono un tavolo di confronto risolutorio alla presenza di tutti i soci fondatori istituzionali: Mibact, Comune di Roma e Regione Lazio.

Opera Roma, salta la terza rappresentazione della Bohème
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21 Luglio 2014 - 18.08


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Una delegazione di dipendenti dell’Opera di Roma si è riunita questa mattina di fronte alla sede del Consiglio regionale del Lazio, sperando di essere ricevuta. L’incontro, però, «non ha avuto luogo – come ha spiegato Fulvio Martis, rappresentante Rsa Cgil – non avendo quindi alternative, abbiamo proclamato lo sciopero per la prossima recita de La Bohème (in programma il 31 luglio ndr). Se ci sarà un atto di responsabilità da parte delle istituzioni, ma soprattutto del Sovrintendente, al quale chiediamo di presentandosi personalmente al tavolo, siamo pronti ad analizzare le voci di spesa ed i costi, anche legati alle risorse umane, necessari a far funzionare la macchina del Teatro dell’Opera. Se ci saranno le condizioni, siamo pronti a revocare lo sciopero», ha concluso Martis.

Intanto Slc Cgil e Fials Cisal hanno fatto sapere tramite un comunicato stampa ufficiale di voler aprire un tavolo delle trattative, per salvare la stagione in corso. «Se è vero che la responsabilità gestionale è a carico del sovrintendente, è pur vero che la responsabilità politica rimane in capo ai soci fondatori, i quali devono a questo punto intervenire per salvare la stagione estiva a Caracalla e il futuro del teatro dell’Opera. Chiediamo che si convochi urgentemente un tavolo di confronto risolutorio alla presenza di tutti i soci fondatori istituzionali: Mibact, Comune di Roma e Regione Lazio» è stato scritto nel comunicato.

«Se il sovrintendente Carlo Fuortes avesse voluto e volesse evitare gli scioperi in atto avrebbe potuto e potrebbe, semplicemente, presentare alle organizzazioni sindacali il piano industriale di risanamento voluto e previsto dalla legge 112/2013 (legge Valore Cultura) per dare modo ai sindacati di condividerne il contenuto e poter esercitare così la loro funzione, come la legge 112 prevede. Altri amministratori dei teatri d’opera italiani lo hanno già fatto, siglando accordi largamente condivisi dai rappresentanti dei lavoratori. «Evidentemente – è stata conclusa la nota – Fuortes preferisce sottrarsi al contraddittorio, forse perché teme possa essere portato alla luce un disegno destrutturante e il vuoto gestionale del teatro. Sceglie quindi di continuare il braccio di ferro col sindacato, offendendo tutti e mandando in scena uno spettacolo mortificato, a detrimento della dignità del teatro stesso e dei suoi dipendenti, e non rispettoso nei confronti del pubblico».

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