Reportage dal Cearà: Terra da luz | Giornale dello Spettacolo
Top

Reportage dal Cearà: Terra da luz

Reportage di viaggio dal Brasile, dalla zona di Fortaleza: come arrivare, dove dormire e mangiare, che cosa scoprire nel Cearà. [Valentina Montisci]

Reportage dal Cearà: Terra da luz
Preroll

GdS Modifica articolo

22 Giugno 2014 - 12.42


ATF



Per vedere il webdoc di Valentina Montisci clicca sulla foto


di Valentina Montisci

Il vento è caldo, profuma di panni stesi al sole d’estate.
L’ho sentito appena scesa dall’aereo, come un ricordo.
Una brezza che ti sfiora con la sua carezza.
Ricordo di che cosa? Io in Brasile non c’ero mai stata.

Poi ho capito. Quel vento arriva dal mare, ed è lo stesso che nella mia terra mi ha sempre tenuto compagnia e che in Brasile mi ha accolto risvegliando emozioni.

E poi mi sono ritrovata davanti all’Oceano, siamo nati per solcare mari sconosciuti, per navigare con le stelle e ascoltare immobili il suono lontano della propria leggenda, come conchiglia che contiene tutti i mari e tutti i sogni e nel futuro ogni traccia del passato.

Nell’aria gli aromi e i colori di questa America vicino all’Equatore. L’inconfondibile odore di mare e di pesce che si mescola a quello delle spezie che vengono vendute in ogni bancarella di mercato, nei piccoli negozi. E poi colori caldi forti accesi, quelli delle persone, dei vestiti, delle bandiere festanti, di mango e papaya.

Alberi e deserto. Ombre lunghe che si poggiano per terra e costruiscono i nostri passi di viaggiatori che scrutano l’orizzonte, alla ricerca della linea perfetta nella quale questo mare si sposa col cielo.

Mi accorgo in questo preciso istante che il rame delle rocce si fa fuoco contro il cielo.

I bambini dagli occhi neri mi guardano come scendessi da Marte, eppure nei loro sguardi, nel muoversi furtivi ci leggo origini comuni.

Abbiamo lo stesso sangue, la stessa fuga. Loro un’allegria contagiosa, cristallina che mi fa pensare che da qualche parte ognuno di noi deve averne, di pura.

Ritmo, lo sento scivolare tra le dita. Scatto. Il barbiere, l’altro che aspetta, il pescivendolo che sorride distratto, il vecchio venditore di polli senza denti che canta.

Ritmo, lo sento che sale come l’onda dell’oceano. Lo seguo mentre raccolgo i pensieri che mi hanno accompagnato in questa settimana. Mi segue mentre sistemo nella valigia le ultime cose e mentre chiudo la porta della stanza.

Raccolgo le mie carte, gli appunti e parto con negli occhi la prima alba vista dalla finestra. La prima alba della Terra da Luz, la terra della luce.

Native

Articoli correlati