Andrea Segre: “Nel cinema da due anni tanti non arrivano a fine mese, Giuli risponda all’appello di artisti e tecnici” | Giornale dello Spettacolo
Top

Andrea Segre: “Nel cinema da due anni tanti non arrivano a fine mese, Giuli risponda all’appello di artisti e tecnici”

Il regista parla della lettera al ministero della cultura. Ritardi sul tax credit sui film? “Non è vero che fossero maggiori con Franceschini”. Sugli attacchi a Germano e Cucciari: “Il governo risponda sui contenuti”

Andrea Segre. Foto di Valeria Fioravanti
Andrea Segre. Foto di Valeria Fioravanti
Preroll

Stefano Miliani Modifica articolo

14 Maggio 2025 - 19.07


ATF

“La situazione lavorativa e produttiva del cinema italiano è indubbiamente in crisi. Negli ultimi due anni il quadro di complessiva incertezza normativa e i ritardi, generati in primis dall’operato del Governo nella gestione della riforma del Tax credit, hanno causato una crisi di sistema che ha colpito molte produzioni, soprattutto le più piccole e indipendenti, e ha lasciato senza lavoro centinaia di lavoratrici e lavoratori, a cui manca anche un sostegno al reddito per il 2025 e un sussidio di recupero salariale e contributivo per il 2024”.
Così inizia la lettera aperta del mondo del cinema al ministro della cultura Alessandro Giuli e ai sottosegretari Lucia Borgonzoni e Gianmarco Mazzi. Lanciata martedì 13 maggio con oltre 90 firme, al primo pomeriggio del giorno successivo ha superato i 300 firmatari.

Tantissimi i nomi eccellenti. Scegliendone alcuni tra registi, registe, attrici e attori, senza citare a malincuore molti altri e altre categorie, hanno firmato: Gianni Amelio, Francesca Archibugi, Sonia Bergamasco, Margherita Buy, Cristina Comencini, Paola Cortellesi, i fratelli D’Innocenzo, Pierfrancesco Favino, Anna Foglietta, Matteo Garrone, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Edoardo Leo, Mario Martone, Valerio Mastandrea, Nanni Moretti, Susanna Nicchiarelli, Ferzan Ozpetek, Vittoria Puccini, Michele Riondino, Alba Rohrwacher, Toni Servillo, Valeria Solarino, Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore, Cinzia TH Torrini, Paolo Virzì, Luca Zingaretti.

Tra chi si è prodigato per il documento (non è il singolo promotore) figura Andrea Segre, regista del toccante “Berlinguer. La grande ambizione” dell’autunno 2024: con numerose candidature ai David di Donatello 2025 il film ha vinto il premio con Elio Germano, stupefacente e misurato interprete del segretario del Pci morto nel 1984, e con il montatore Jacopo Quadri. Ed è il regista nato nel 1976 a rispondere a globalist.it sulla lettera che sta scuotendo il cinema italiano e la politica.

Segre, come è nata la lettera al ministro e ai sottosegretari della cultura?
“La lettera è nata dopo che Elio Germano ha detto pubblicamente che non dobbiamo avere paura, non autocensuriamoci, parliamo tutti insieme. Per fortuna siamo veramente tutti, ora siamo a oltre 300 (nel primo pomeriggio del 14 maggio, ndr). La lettera nasce dall’urgenza di andare oltre le polemiche ad personam, non fermarsi agli attacchi per sviare la questione e andare al nucleo delle cose: ed è che vanno molto male, decine di famiglie non arrivano a fine mese, anche nel nostro settore, e questo è legato alle modalità con cui il ministero ha affrontato la riforma del tax credit. Questo non vuol dire che una riforma non andasse affrontata, ma non poteva essere bloccato un sistema: ha prodotto conseguenze molto gravi e ritardi che producono fatiche molto grandi perché il cinema ha bisogno di sostegno pubblico”.

Il presidente della commissione Cultura della Camera e responsabile cultura di FdI Federico Mollicone all’agenzia di stampa Agi ha commentato: “I ritardi a cui fa riferimento l’appello sono fisiologici dello strumento di assegnazione e avvengono tutti gli anni. Gli attori e i registi che hanno sottoscritto, tuttavia, se ne accorgono solo oggi che c’è il centrodestra al Governo. Rispetto all’epoca Franceschini ci sono meno ritardi, ma, al tempo, nessuno ha osato intervenire”.
I ritardi sono fisiologici, d’accordo, ma non è vero che fossero maggiori all’epoca del ministro Franceschini. L’ex ministro Gennaro Sangiuliano non ha fatto niente per 15 mesi, poi il ministero ha cercato di riattivare ma non è chiaro quale decreto sarà applicato, ci sono forti incertezze normative su cosa accadrà e lo si può verificare in decine di realtà. Dispiace che l’onorevole Mollicone non le conosca. Questo non vuol dire che con Franceschini fossero rose e fiori: c’erano difficoltà nel controllo, sono stati fatti film per avere il tax credit, ci sono stati errori ma si tratta di casi minori: la riforma del tax credit aveva risposto a una crisi dovuta anche alla pandemia e alle difficoltà strutturali del cinema e se si blocca è un danno gigantesco”.

Avete una stima di quante lavoratrici e lavoratori sono senza lavoro o in difficoltà?
“Conosco la stima data dal collettivo ‘Siamo ai titoli di coda’: negli ultimi due anni circa il 70% ha subito una forte riduzione o una mancanza del lavoro”.

Avete chiesto un incontro al ministero?
“Chiediamo un incontro soprattutto con le categorie del settore. Se vogliono anche autori e artisti ci andiamo volentieri, ma le associazioni degli autori, i lavoratori, il sindacato da tempo chiedono un confronto. E interessa anche i produttori”.

Nell’appello citate le produzioni piccole e indipendenti. La Destra, magari attraverso i media di riferimento, storicamente contesta finanziamenti a film che non fanno grandi numeri di spettatori.
“Non so se storicamente sia stato sempre così. I politici governativi e i giornali vicino alla Destra ripetono il mantra che è sbagliato sostenere film prodotti con soldi pubblici che incassano poco, che quei soldi non possono essere la cassa a cui attingono i registi comunisti i cui film non piacciono. Non è una risposta: i soldi pubblici servono per sostenere tutte quelle forme di arte, di cultura, che hanno difficoltà commerciali proprio per evitare una omologazione commerciale: servono a rendere accessibile e producibile una forma di cultura che ha capacità di innovazione e di ricerca e che molto spesso il mercato non contiene. Anche il mercato innova ma, salvo eccezioni, tende a replicare le cose che funzionano. Il ruolo della finanza pubblica e del welfare è rendere possibile anche uno spazio alternativo, è rendere producibile anche ciò che non produce il mercato. Questo riguarda la cultura, l’istruzione, lo sport, la salute, la funzione del welfare state e in una democrazia matura è fondamentale. Anche perché è proprio rendendo disponibile una finanza pubblica per questo tipo di cultura, o di sport, che si crea quella vivacità da cui maturano le eccellenze. Se i prof di matematica delle medie non sono ben pagati difficilmente avremo un Nobel, se i lavoratori del cinema non sono pagati difficilmente avremo un Oscar”.

Elio Germano in “Berlinguer. La grande ambizione” di Andrea Segre. Foto di Irina Ivanova © Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop

Nella lettera chiedete cessino “gli attacchi inaccettabili a chi democraticamente ha mosso critiche all’operato del Ministero, come il nostro collega Elio Germano e la nostra collega Geppi Cucciari, ai quali va tutta la nostra solidarietà”. Il ministro in questi giorni ha attaccato per nome anche studiosi come Tomaso Montanari o Massimo Cacciari. Sempre Mollicone all’Agi vi ha accusato “di non ricordare che la nostra reazione è stata dettata dal grave paragone dell’attore tra il ministro Giuli e i clan. Sono d’accordo con loro anche su questo? Per quanto riguarda Cucciari la nostra risposta deriva dalla derisione della comica di un esponente del governo in una sede istituzionale come il Quirinale in diretta televisiva. Riteniamo che la satira abbia luoghi e momenti opportuni e non erano certo quelli”. Come replica?
“Gli artisti hanno la libertà di provocare per ottenere l’attenzione che cercavano su una questione reale e molto concreta. Di questo deve occuparsi l’amministrazione pubblica: se risponde alla provocazione e non ai contenuti vuol dire che sta sviando”.

A chi interessi aderire, c’è una mail: lettera.crisicinema2025@gmail.com

Native

Articoli correlati