di Antonio Mazzolli
Un’opera monumentale che racchiude tutta la vita di uno degli uomini più influenti nel mondo della musica, dello spettacolo e del cinema.
Giuseppe Tornatore racconta come meglio non si poteva fare Ennio Morricone, la colonna sonora delle nostre vite, un musicista che ha stravolto le regole delle colonne sonore, fonte di ispirazione per grandissimi musicisti con “Ennio”.
La pellicola di Tornatore presentata fuori concorso a Venezia78 si tratta di un lavoro realizzato in 5 anni e girato in 11 giorni, ma nato grazie ad una collaborazione trentennale.
Il suo accompagnamento tra cinema italiano e americano ha cambiato per sempre le regole della melodia italiana.
Nel docufilm, dalla durata di quasi tre ore, grazie proprio alla voce di Morricone e degli artisti con cui ha collaborato, si racconta della sua avventura nel mondo della musica.
Dagli esordi come trombettista, come voleva suo padre, fino all’arrivo in Rai e l’inizio della grande avventura nella musica italiana e del cinema western.
Un viaggio epifanico tra i ricordi di un uomo che al pubblico è sempre apparso schivo e di poche parole, ma che qui si commuove in più di un’occasione: quando rievoca il giorno in cui lui e Petrassi, suo primo maestro, si salutarono fuori dal conservatorio dopo il suo esame di diploma; o per quello strisciante senso di colpa che per anni lo avrebbe perseguitato, frutto del pregiudizio con cui gli ambienti accademici guardarono al suo essersi prestato al cinema.
Per fare da contrappunto alla sua narrazione Tornatore sceglie le testimonianze di collaboratori, amici e cineasti come Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Liliana Cavani, Wertmuller, Tarantino, Morandi, Springsteen, solo per citarne alcuni.
Si parte dal connubio artistico con Leone che lo avrebbe legato a lungo alle musiche degli spaghetti western, che lui ha sempre considerato elementari, per arrivare ai riconoscimenti seppur tardivi dell’Academy con due Oscar.
Nel corso della sua carriera, Morricone compone la colonna sonora di oltre 500 film, molte delle quali indimenticabili: dalla Trilogia del Dollaro a “C’era una volta in America”, da“The Mission” a“La leggenda del pianista sull’oceano”, da“Nuovo Cinema Paradiso”a“Gli Intoccabili”, da“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”a “The Hateful Eight”.
Giuseppe Tornatore confeziona un’opera godibilissima, seppur dalla durata non indifferente. L’alternanza tra i ricordi del passato, le parole di Ennio, le testimonianze degli ospiti e la musica è resa con molto equilibrio.
Immancabile il pensiero alla moglie Maria, diventata poi anche giudice del lavoro del maestro, e sua compagna instancabile fino all’ultimo giorno della sua vita.
Con il “backstage” di un pensiero musicale e un’intrusione nella genialità introversa di Morricone, si capisce tutta la genialità di un mostro sacro, che meritava un omaggio simile a quasi due anni dalla sua scomparsa.
Il finale racconta quanto gli artisti di oggi, pur provenendo da altri paesi e da altri generi musicali, rendano tutt’oggi omaggio a Morricone citandolo nei concerti e nelle scelte musicali.
Tornatore traduce tutto in una partitura musicale, riuscendo a far ascoltare le immagini, non solo delle pellicole, ma anche della vicenda esistenziale del Maestro, restituendo una visione decostruita della sua icona solo per aumentare la consapevolezza della sua grandezza e fissarla nell’etere.
Insomma, il lavoro di Tornatore è un capolavoro, si trova nei cinema da una settimana, e molti si troveranno all’uscita dalla sala praticamente in soggezione di fronte a così tanta grandezza e maestria.
Durante i 167 minuti di proiezione, saranno gli stessi che si chiederanno, di fronte a una melodia che non avevano associato a una faccia: “Ma tu sapevi che anche questa l’ha fatta Morricone?”. Questa certifica la grandezza di colui che ha saputo cambiare per sempre il modo di fare musica in Italia.