A Venezia con Veleno di Diego Olivares, l’attrice napoletana è anche protagonista del nuovo film di Ferzan Ozpetek insieme a Giovanna Mezzogiorno e Isabella Ferrari.
In attesa di vederla a gennaio in Napoli Velata di Ferzan Ozpetek, due film molto diversi tra loro restituiscono la dimensione del grande talento di Luisa Ranieri. In The music of silence racconta – insieme ad Antonio Banderas, Ennio Fantastichini, Toby Sebastian e Jordì Mollà la vita di Andrea Bocelli di cui interpreta la madre coraggiosa e determinata, mentre Veleno per la regia di Diego Olivares è incentrato sul dramma vissuto dalla Terra dei Fuochi: un film importante, ‘necessario’ per affrontare un tema e che non può e non deve essere dimenticato come quello legato alla violazione della Natura e il suo disprezzo. Un racconto, quest’ultimo, dove un intero paese è costretto a fare i conti con la paura di un potere mafioso che corrompe e distrugge, producendo, come effetto ulteriore, la capillare disgregazione di una comunità. “E’ un film nato dal mio incontro con il regista Diego Olivares.” Spiega Luisa Ranieri “Mi sono subito innamorata della sceneggiatura dove la storia di una famiglia che si trova a fare i conti con una terra avvelenata, diventa la metafora di qualcosa di più profondo e universale che ci obbliga a domandarci quale sarà l’eredità che lasceremo ai nostri figli.”
Veleno è stato girato nelle vere location della Terra dei Fuochi: cosa l’ha colpita di più?
Senza dubbio il fatto che Castel Volturno è un territorio meraviglioso e non diresti mai di trovarti in uno spazio ferito dall’uomo: una campagna meravigliosa che va verso il mare circondato di spiagge bianche. Come è possibile che sia accaduto tutto questo? Abbiamo incontrato persone che si battono da anni contro questo dramma e che vogliono difendere a tutti i costi quell’agricoltura fiorente di pomodori. Un lavoro così duro è stato offeso e umiliato da pochi malviventi. L’intero indotto, la vita delle persone che si trovano in quelle zone sono messi seriamente a repentaglio da quanto accade lì.
Girare questo film è stata un’esperienza umana molto forte: un incontro con quella terra decisamente indimenticabile per me come persona.
C’è qualcosa di arcaico nel fondo di questa storia?
Senza dubbio è interessante notare come la storia di due famiglie circondate da personaggi tanto differenti, se non all’opposto, sia, di fatto, incentrata sul tema della terra. Tutto e tutti, in questo film, ruotano intorno alla terra. C’è chi vuole salvarla e tramandarla ai propri figli, c’è chi vuole avvelenarla…è uno scontro epocale. La vita di quelle zone si basa su agricoltura e allevamento: è allucinante che l’uomo l’abbia ferita e non preservata. La tutela della Natura è fondamentale e un’idea, paradossalmente molto moderna e attuale.
Anche il film di Ozpetek è stato girato a Napoli: una città sempre più presente nella produzione cinematografica nazionale. Da napoletana cosa ne pensa?
Era ora! Napoli è, finalmente, tornata alla sua vocazione più pura: tutto il cinema degli anni Cinquanta l’ha raccontata in maniera molto importante e tanti film come quelli, per esempio, di Rosi e De Sica, per esempio, sono stati girati in Campania e nella città.
Ovviamente Napoli è sempre stata presente sia al cinema che nelle Fiction, ma fa piacere che, negli ultimi tempi, vi sia una sorta di riscoperta. E’ una bellissima intuizione che il governatore De Luca e il Sindaco De Magistris hanno avuto di riportare, con forza, il cinema al centro della scena napoletana e campana.
Napoli è un melting pot dove diverse culture si mescolano con tranquillità e tolleranza. E’ un luogo che ha la sua musica, il suo star system, i suoi cantanti, contigua a quella nazionale. Ha un’identità ancora molto forte da mettere in campo in un’era di globalizzazione. Non è un caso che da una città così contraddittoria e discutibile nascono così tanti grandi talenti in campo artistico.
Quando lei recita a Napoli, cosa cambia?
Sin da subito ho voluto essere riconosciuta come attrice italiana e ho rinunciato quasi immediatamente al potere recitare in napoletano. Oggi, invece, che è passato del tempo mi sento attratta da questa possibilità. Noi siamo le nostre radici e gli attori sono più forti quando si attaccano a queste. Mi spiace potere sperimentare in napoletano: non lo vivo come un limite ed a beneficiarne è anche l’interpretazione.
Parliamo del futuro?
Dopo cinque anni di attesa e di lavoro partiamo con il progetto La vita segreta di Maria Capasso per la regia di Salvatore Piscicelli. Sia io che Luca (Zingaretti) ci siamo impegnati in prima persona sul piano produttivo per farlo diventare una realtà. Le riprese partiranno il prossimo marzo.