Ursula Andress compie 80 anni, incredibile ma vero. Sì, perché nell’immaginario collettivo l’attrice svizzera è sempre la giovane e aitante Bond girl degli esordi, quella apparsa al pubblico nel primo film della saga di James Bond “Licenza d’uccidere” (“Dr No”) nel 62. La diva che ha fatto impazzire colleghi e che ha recitato con tutti i grandi nomi del cinema infatti, per tutti è sempre la bionda esplosiva che usciva come Venere da un’onda. Come se il tempo si fosse fermato.
Ecco perché sorprende che la Andress abbia spento ottanta candeline. Lo stupore è lo stesso di quello di Sean Connery-007 quando la vede uscire dall’acqua in bikini, maschera da sub in testa, coltello appeso alla cintola e due grandi conchiglie in mano in quella mitica scena che la svelò al mondo e che ha fatto epoca. Ma ovviamente gli anni per festeggiare questa ricorrenza ci sono tutti.
Nata in un paesino del Cantone di Berna, Ostermundigen, Ursula abbandonò minorenne la Svizzera per seguire l’attore francese Daniel Gélin di cui si era innamorata e iniziando come fotomodella a Parigi. Per muovere i primi passi nel cinema però dovrà venire a Roma, a Cinecittà, dove sarà il regista Steno, il papà dei fratelli Vanzina, a darle una prima particina nel film cult di Alberto Sordi “Un americano a Roma”. Lei è l’attrice svedese Astrid Sjostrom neo mamma che viene intervista col marito regista (parodia di Ingrid Bergman e Roberto Rossellini) nella cui casa entrerà Albertone-Nando Moriconi nudo.
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Say a big Happy Birthday to Ursula Andress who played Honey Ryder in DR. NO (1962).
Pubblicato da James Bond 007 su Sabato 19 marzo 2016
Subito dopo, Steno la rivuole ne «Le avventure di Casanova», dove è una delle donne conquistate dal seduttore veneziano. Seguono altre apparizioni in pellicole di basso costo e successo popolare dove la bionda ex modella impara i rudimenti del mestiere, fino poi al trasferimento ad Hollywood dove la sua popolarità esplode per un flirt col “nome” del momento James Dean. Poi il colpo di scena, incontra e sposa John Derek, considerato uno dei divi più belli di Hollywood. Entra così ufficialmente nel giro che conta dove la nota Terence Young, il regista della trasposizione dei romanzi di Jan Fleming, che la vuole nel ruolo di Honey Rider, la prima Bond girl della saga. E’ la svolta, per quel ruolo vincerà il Golden Globe nel 1964 come migliore attrice debuttante e comincerà la sua ascesa fulminea a star internazionale.
Eccola così a fianco di Elvis Presley ne «L’idolo di Acapulco» (1963), Frank Sinatra e Dean Martin in «I 4 del Texas» (1963), Jean-Paul Belmondo in «L’uomo di Hong Kong» (1965), Peter Sellers, Peter O’Toole e Woody Allen in «Ciao Pussycat» (1965), Mastroianni in “La decima vittima” di Elio Petri, George Peppard e James Mason in «La caduta delle aquile» (1966), Orson Welles in «La stella del Sud» (1969), Charles Bronson, Toshirô Mifune e Alain Delon nel western «Sole rosso» (1971) e di nuovo in Italia per produzioni minori ma di cassetta come «Safari Express» di Duccio Tessari con Giuliano Gemma o “Letti selvaggi” di Luigi Zampa.
E poi la tv, tanta, da “Falcon crest” a “Love boat”, da “Pietro il grande” a “Fantaghirò”, in un’alternanza di ruoli e camei che contribuiscono a mantenere viva la sua popolarità presso il grande pubblico generalista che comunque aveva continuato a seguirla sulla stampa specializzata nelle cronache rosa e gossip, per le sue love story con personaggi come Jean Paul Belmondo, Fabio Testi e Harry Hamlin conosciuto sul set di “Scontro di Titani” dell’81 da cui ha avuto l’unico figlio Dimitri.
«Non erano in tante a non fare le gattine al cinema, per questa la mia aggressività è piaciuta», ha dichiarato la Andress in una recente intervista dal suo buen retiro svizzero dopo aver vissuto in tutte le capitali del mondo. «Sono la più apprezzata delle Bond Girl ma solo perché sono stata l’unica veramente sportiva. La mia bellezza è un’eredità di famiglia, lo sport invece l’ho sempre praticato e poi quel personaggio ha avuto successo perché mostrava un lato nuovo della donna, quella determinata, autonoma, atletica e senza paura di confrontarsi con il maschio».
E in effetti la sua Honey Rider è stata un’anticipatrice del cambiamento del costume che stava per avvenire. La sua irruenta bellezza e fisicità che ne fece un sex symbol, era una sorta di audace contrasto per il bon ton in auge in quei primi anni 60 ancora lontani dalla Swinging London e dalla rivoluzione culturale della minigonna che nasce ufficialmente dopo.
Ecco perché Ursula Andress anche a 80 anni e nonostante una carriera comunque ricca di film e vicende da ricordare è rimasta sempre “quella” che tutti hanno amato e apprezzato al suo debutto. Quella ragazza bionda con i capelli e il corpo bagnati che usciva dalle acque della Giamaica con indosso un bikini bianco da urlo che quarant’ani dopo sarà venduto all’asta per 58mila euro. La prima Bond girl, bella e brava nonostante il passare del tempo e la vendita di quel costume entrato nella storia del cinema. Auguri Ursula.