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Rising Star: Sara Putignano

Un nuovo volto si affaccia alla Gallery di Rising Star. All’appuntamento settimanale con i nomi emergenti dello spettacolo italiano c’è Sara Putignano.

Rising Star: Sara Putignano
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12 Novembre 2015 - 10.58


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di Nicole Jallin

Porta con sé un’espressività soave e incisiva, e parla di sé con tenera risolutezza Sara Putignano, ventinovenne originaria pugliese, diplomata all’Accademia “Silvio d’Amico”, ovvero cresciuta artisticamente con docenze da Mario Ferrero a Monica Vannucchi, da Francesco Manetti a Lorenzo Salveti (che la dirige alla Biennale di Venezia 2009 ne “L’impresario delle Canarie” di Pietro Metastasio), fino a Valerio Binasco e Luca Ronconi; e perfezionatasi con seminari di recitazione (teatrale e cinematografica) e biomeccanica attoriale imputabili a Eimuntas Nekrosius, Jeffrey Crockett, Nikolaj Karpov, Kristin Linklater, Lilo Baur, Michele Placido.

Racconta del suo passato formativo e del suo presente lavorativo con voce velata di emozione, così come, con commozione, ricorda l’esperienza pluriennale di permanenza/ritiro tra i boschi umbri del Centro Teatrale Santa Cristina, fondato e diretto dallo stesso Ronconi, e immortalato nelle immagini del documentario di Jacopo Quadri “La scuola d’estate”: «È stato un periodo difficile e delicato di studio e specializzazione trascorso accanto a Ronconi, che mi ha traghettato fuori, verso la professionalità del teatro. La sua geniale capacità di lettura e visione dei testi ha cambiato il mio modo di rapportarmi alla scena, mi ha permesso di imparare a non “obbedire” ma a sfruttare le coordinate del regista per rintracciare in me stessa la mia essenza recitativa, e restituirla al pubblico per intero nella sua sincerità, anche se imprecisa, imperfetta: mi ha insegnato a scoprire e solidificare la mia personalità. Sono tornata a Santa Cristina per quattro anni consecutivi e ogni volta si risvegliava una ritualità quasi sacra: un mese, ventiquattr’ore al giorno, immersi nel proprio lavoro e separati da tutto e tutti, dato l’isolamento della location, è una dura prova con te stesso, come attore e come persona».

Per il Maestro dà corpo performativo a “La madre” nella messinscena del pirandelliano “In cerca d’autore. Studio sui sei personaggi”: lavoro che sarà presentato in anteprima (il 13 novembre) al Roma Fiction Fest 2015, con la regia di Felice Cappa, e lavoro che è stato preceduto da intensi anni di presenza scenica che richiamano, tra gli altri, “Jacques Prévert e la Francia”, siglato da Fioretta Mari; “Se Amleto avesse potuto” del già citato Ferrero; “Shakespea Re di Napoli”, testo e regia di Ruggero Cappuccio, “Psicosi delle 4 e 48” di Sarah Kane, diretta Anastasia Sciuto. E per la drammaturgia contemporanea registra ancora lavori quali “Lungs” del britannico Duncan McMillan, nel ruolo di protagonista con regia di Massimiliano Farau; “I vicini” di Fausto Paravidino; “Visita al Padre”, del tedesco Roland Schimmelpfennig, accanto a Massimo Popolizio, Marco Foschi, Mariangela Granelli, Anna Bonaiuto e guida di Carmelo Rifici; mentre la scrittura affilata di David Foster Wallace l’affronta insieme alla sua compagnia di giovani attori BluTeatro con “Verso l’Occidente l’Impero dirige il suo corso”, e “Il Dono” ispirato alle “Brevi interviste con uomini schifosi”, per la doppia direzione di Luca Bargagna, cui si aggiungono “Portami a casa di qualcuno” di Massimo Odierna – recentemente riproposto al Brancaccino di Roma -, e il goldoniano “La bottega del caffè”, rappresentato anche a Mosca: «Per me è come una seconda famiglia. Lavoriamo insieme da oltre otto anni, spaziando dai classici alla ricerca contemporanea senza imporre un’impronta indelebile e immutabile. Non è facile essere una compagnia numerosa e riuscire ad entrare nei circuiti teatrali; non è facile mantenere un proprio spazio, e programmare le attività di formazione che sosteniamo attraverso corsi propedeutici per i nuovi aspiranti attori. Quest’anno il finanziamento del FUS ci ha permesso di progettare il nostro prossimo futuro artistico ma spesso siamo costretti a separarci per far coincidere le esigenze economiche e carrieristiche di ognuno. È tutto molto, molto faticoso. Ma questo non significa rinunciare. No, mai».

Il piccolo schermo invece, che l’accoglie con il documentario “Caravaggio, il corpo ritrovato” di Marco Visalberghi diventa presto cinema con “La dolce arte di esistere” diretto da Pietro Reggiani, con il corto di Tommaso Landucci “Sconosciuti”, e con la chiamata di Pierluigi Di Lallo per il ruolo di coprotagonista nella commedia sentimentale prodotta da Angelika Vision “Ambo”, insieme a Serena Autieri, Maurizio Mattioli e Adriano Giannini: «Amo il cinema, mi affascina molto. Ammetto che rispetto al teatro mi sento meno “padrona del mio corpo”, perché viene richiesto di affidarsi completamente alle esigenze artistiche ma anche tecniche e commerciali della regia, delle luci, del montaggio… Lo conosco ancora poco ma tutto ciò lo rende più intrigante e non può che aumentare la mia voglia di esplorarlo».

Nel frattempo Sara, dopo il lavoro di Fabrizio Falco “Ritratto d’Italia”, tratto dal “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani” di Leopardi, e “Soap opera” di Cesare Lievi – ora in replica a Modena -, prevede numerosi impegni e tournée teatrali tra Napoli, Parma e Roma, e annuncia un importante laboratorio su Shakespeare condotto da Peter Stein che si tradurrà nel “Riccardo II” la prossima stagione.

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