Sembra un film nel film, un western girato dietro le quinte di un western già culto prima di uscire. I protagonisti sono il regista di quest’ultimo e un numero impressionante di ‘sceriffi’. Il regista è Quentin Tarantino, il film è The Hateful Height e i rappresentanti della legge sono i poliziotti americani quasi al completo. The Hateful Thousands potrebbe essere il titolo del film nel film, che inizia il 24 ottobre 2015 a Manhattan quando il papà di Django partecipa ad un corteo di protesta contro i soprusi e gli omicidi della polizia nei confronti della gente di colore.
“Quando ci sono degli omicidi io non sto zitto. E debbo chiamare le cose con il loro nome: gli omicidi, omicidi e gli assassini, assassini” è quanto dice testualmente Tarantino di fronte ad una folla di circa trecento persone. La reazione non si fa attendere e dopo i commenti al vetriolo di alcuni canali televisivi arrivano a pioggia le proteste dei vari sindacati di polizia in un crescendo di divise e di anatemi che diventa in meno di ventiquattr’ore un esercito.
Dalla polizia di New York alla National Association of Police Organizations, che rappresenta un migliaio di associazioni di polizia con più di 241.000 effettivi, fino ai poliziotti di frontiera della “NBPC” che ne rappresenta circa 16.500: tutte le divise promuovono il boicottaggio del film.
“Non è sorprendente sapere che un uomo che vive per glorificare il crimine odi anche i poliziotti”, dichiara un dirigente del sindacato, invitando i colleghi a boicottare tutti gli eventuali servizi collegati alle anteprime del film, e gli americani a boicottarne l’uscita in sala. Una guerra.
Tarantino non replica, ma Harvey Weinstein, produttore di tutti i suoi film, compreso quest’ultimo, prende le minacce molto sul serio, chiedendo al regista di chiedere scusa. Al contrario il suo Django, ovvero Jamie Foxx, lo implora di non mollare: “Continua a dire la verità e fottitene di questi ‘haters’”.