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In sala Suburra, così il cinema racconta Mafia Capitale

Per uno strano caso, il film su Mafia Capitale è stato presentato all'indomani delle dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino.

In sala Suburra, così il cinema racconta Mafia Capitale
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9 Ottobre 2015 - 17.27


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Per un caso fortuito, Suburra, pellicola di Stefano Sollima che racconta Mafia Capitale, è stato presentato alla stampa proprio all’indomani delle dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino: “Abbiamo iniziato a lavorare al film due anni e mezzo fa”, ha spiegato il regista. Il film, ha continuanto “é attuale oggi e lo sarà tra vent’anni perché è un racconto allegorico del potere nel suo rapporto con la città di Roma che vale dalla sua fondazione, come suggerisce il titolo, e sempre varrà. La scelta del genere, un western metropolitano, ci ha svincolato dalla cronaca e ci ha permesso un discorso universale”.

La pellicola sarà nelle sale dal 14 ottobre 2015, distribuito in 500 copie e uscirà in contemporanea anche in America sulla piattaforma Netflix: Suburra è una grande sfida, vuole riportare in auge in Italia il cinema di genere.

A questo proposito, il produttore Riccardo Tozzi ha spiegato: “Il film sarà distribuito sulla piattaforma digitale contemporaneamente all’uscita in sala ma solo per l’America e i suoi 55 milioni di abbonati. Mentre per quel che riguarda la serie che verrà coprodotta da Netflix siamo appena all’inizio del progetto e non c’é né il regista né il cast. Non preoccupatevi però dei personaggi che spariscono nel film perché il personaggio del Nero, che nel film Romanzo criminale era interpretato da Amendola, lo abbiamo già fatto risorgere una paio di volte…”.

Questo lavoro, Sollima lo ha definito come “un western metropolitano”: tratto dal romanzo di De Cataldo e Bonini (Einaudi), è un “racconto allegorico” su Roma preda di parlamentari corrotti, mafia, clan rom e persino Vaticano.Ad interpretare il film un trio di attori eccezionali: Claudio Amendola, Elio Germano, Pierfrancesco Favino.

Il soggetto e la sceneggiatura sono degli stessi autori del romanzo insieme a Stefano Rulli e Sandro Petraglia. “Rispetto a Romanzo criminale che adattammo da De Cataldo dieci anni fa – ha spiegato Petraglia – questa storia ha una radicalitá negativa, lavorando scherzavamo parlando della peggio gioventù. Rispetto a questi personaggi, quelli di Romanzo criminale erano dei romantici, mentre questa storia non ha sbocchi se non forse nei personaggi femminili”.

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