E’ inevitabile che a grandi speranze possano seguire grandi delusioni. C’est la vie. E che la selezione dei ‘tre tenori’ italiani in concorso, Garrone, Moretti, Sorrentino con tre opere importanti ed emozionanti, aveva creato da subito una notevole eccitazione, confermata poi in loco dalla risposta estremamente positiva della stampa e del pubblico che davano almeno due dei tre film: Mia Madre e Youth La Giovinezza tra i candidati forti alla Palma. Così non è stato. Sono gli incerti dei Festival.
E tutto sommato non varrebbe nemmeno la pena di sindacare le scelte di una Giuria giulivamente ‘di artisti’. I Festival, tutti nessuno escluso, hanno decine di abbagli e di sbagli nei cassetti, e di piccoli e grandi compromessi che possono influire più o meno pesantemente sui risultati. Non a caso ci sono molti registi (vedi Woody Allen) che non vogliono andare in concorso, e a conti fatti, fanno bene. Perché per assurdo maggiore è la qualità del film e maggiore è il rischio connesso alla non-vittoria.
Il rischio di una delusione più forte, quella che si può provare per le cose che abbiamo amato di più. Ed è proprio questo aspetto che dà maggiore fastidio. Ma non parliamo di sconfitta del cinema italiano.
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