Il nostro cineasta Roberto Minervini, nato nelle Marche e che da anni vive nel nuovo continente, racconta una realtà a parte, ai margini della società dove vige l’illegalità, dove la metanfetamina diventa quasi l’unica forma di sostentamento all’abbandono da parte delle istituzioni. Nella prima parte del documentario Minervini rimane incollato alle storia dura e amorevole tra Mark e Lisa, poi l’obiettivo si sposta su un gruppo di veterani di guerra che con mitra e pistole se la prendono con la maschera di Obama e si preparano a difendere le proprie famiglie dal futuro attacco dell’esercito Usa.
In ‘Louisiana’ Minervini parla dell’America “più nascosta, ma la più significativa – rivela – dove si decidono le elezioni”, e allo stesso tempo “dell’America autodistruttiva dove si alza il grido della rabbia contro la pigrizia delle politica e delle istituzioni”. Il regista italiano, che era già stato a Cannes nel 2013 con ‘Stop the Pounding Heart’, ultima parte della trilogia del Texas, osserva da vicino i personaggi raccontando le loro paure e fragilità. Per raggiungere un certo livello di intimità ha fatto un lavoro di ricerca e riprese durato circa un anno. Un documentario “che sta vicino a Francesco Rosi, quanto lontano da Michael Moore”, afferma il regista che aveva il sogno di diventare un fotoreporter di guerra. Poi confessa l’importanza di essere a Cannes. >/p>
“Senza la benedizione del festival questo film poteva rimanere ai margini. Era una mia paura. Cannes può dare dignità e credibilità a questo lavoro. Per me era importante”. A credere nel suo progetto e’ stata anche la Lucky Red che distribuirà il film in Italia dal 28 maggio.