“Vincere con L’arte della felicità l’Efa 2014 per il miglior film d’aniamzione è importante, perché è un riconoscimento per il proprio lavoro. Un premio è sempre una cosa bellissima e, dal punto di vista cinematografico, questo è il premio più importante d’Europa”. Luciano Stella, produttore del film “L’arte della felicità” di Alessandro Rak, ha commentato così la vittoria della pellicola agli Efa 2014, quelli che ormai da 27 anni sono considerati gli Oscar del cinema del vecchio continente. “La nostra era una produzione molto sentita, molto particolare perché l’animazione in Italia, dal punto di vista del cinema, non è un settore proprio fiorente: in proporzione facciamo meno film rispetto a tutti gli altri paesi d’Europa e siamo comunque riusciti a vincere” ha continuato il produttore.
Quali sono state le difficioltà nella produzione del film?Il film era una sfida per diversi motivi: abbiamo fatto un film d’animazione, lo abbiamo fatto per gli adulti, con una storia meno favolisticamente family, e lo abbiamo realizzato con un budget ridotti. “L’arte della felicità” però non è un miracolo. Ci sono tante componenti che hanno permesso la riuscita di questo film, nonostante i costi siano ridottissimi rispetto ai classici budget per le pellicole d’animazione: intanto la passione dei contenuti e passione vera nella progettazione e poi il talento. Alessandro Rak è un talento, che non aveva trovato modo di esprimersi in un lungometraggio e quando è riuscito a realizzare un film ha vinto un premio così importante. Noi abbiamo fatto “L’arte della felicità” con 800.000 euro, un super low budget se paragonato alle produzioni Usa o degli altri paesi europei.
Low budget e qualità: come vanno d’accordo queste due realtà con cui ci si deve scontrare?La rivoluzione digitale è stata di grande aiuto, a produrre un film low budget. Ma non è stato solo questo: quando ci sono una storia e il talento si riescono ad affrontare sfide fino ad oggi impensabili. E voglio aggiungere un’ultima considerazione: tutto questo si è fatto a Napoli, e non lo sottolineo per orgoglio. È una città complicata, ma è anche un luogo dove c’è un talento per il disegno enorme. C’è una grande abitudine storica a Napoli di fare i conti con i scarsi mezzi e con la crisi e si riesce facilmente a trasformare una difficoltà, in una opportunità artistica. Il nostro è un cinema indipendente e di qualità che non vuole imitare il cinema più “ricco”, ma vuole trovare la sua formula artistica, poetica e di intrattenimento.
Qual è il futuro dell’animazione in Italia?Noi pensiamo che per i giovani di oggi l’animazione non è soltanto la favola. Nel loro immaginario ci sono i Simpson, Valzer con Bashir, i manga giapponesi che raccontano storie particolari e per adulti. L‘animazione è un linguaggio che può raccontare qualsiasi tipo di storia, purtroppo è un genere troppo poco praticato in Italia: è un mercato immenso, non è morta con gli effetti speciali, e apre possibilità infinite. È un linguaggio che viaggia più facilmente ed è più facilmente comprensibile. È proprio un mercato in cui il nostro paese dovrebbe investire di più, perché stiamo rimanendo indietro. Soprattutto in Italia ci sono tantissimi talenti che hanno voglia di esprimersi con questa tecnica ma abbiamo anche un pubblico affamato di animazione: il Lucca Comics di quest’anno dovrebbe insegnare qualche cosa a qualcuno…
Dal festival di Venezia 2013 alla vittoria a Riga agli Efa: e adesso? Che futuro avrà “L’arte della felicità?”Il film è stato affidato ad una società del gruppo Wild Bunch che prima ancora che uscisse a Venezia ha creduto nel progetto e ci ha sostenuto, capendo la forza della poetica de “L’arte della felicità”. La pellicola è stata venduta in tutto il mondo, anche in Australia, America, ecc. Da Venezia è iniziato un percorso che ha portato il film in diversi festival dedicati al cinema d’animazione, che sono un mercato importantissimo.
L’Italia ha vinto l’Efa e quindi ora si riapre una questione politica: che cosa ne pensa della decisione dell’Agcom secondo cui società come Disney sono dispensate dall’investire il 10% del loro budget nel nostro Paese perché non ci sarebbero prodotti adeguati e all’altezza dei loro standard?Io penso che sia folle: se esiste una regola, deve essere rispettata. In altri Paesi non sarebbe mai accaduta una cosa del genere. All’estero avrebbero detto: “Investi per creare questi prodotti che qui non esistono: sfrutt i nostri talenti”. Tra l’altro, se deciciamo di sospendere questa legge, accettiamo il fatto che l’animazione in Italia non è all’atezza degli standard internazionali. Oggi però con questo premio noi abbiamo dimostrato che non è così, abbiamo smentito la Disney. Anche perché il nostro film lo hanno votato gli europei, siamo stati oggettivamente votati e in Europa hanno valutato liberamente questo nostro film e lo hanno giudicato degno di vincere questo premio. Io penso che quindi l’Agcom abbia sbagliato a togliere milioni e milioni di euro dal mercato. È un fatto grave e oggettivamente infondato, ma l’Italia permette che accada.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?Stiamo lavorando a un secondo lungometraggio per il cinema che è “Gatta Cenerentola”, film radicato nel territorio napoletano che però racconta una storia dal respiro internazionale, così come ha sempre fatto ad esempio il cinema di Miyazaki. Per il film siamo stati ispirati dalla favola orale, raccolta da Basile ne “Lu cunto de li cunti”, dove è narrato il primo nucleo di quella che poi diventerà la celebre fiada di Cenerentola. Noi ci ispiriamo al racconto del 1500 tramandato nel Sud Italia, ma abbiamo deciso di ambientarlo in un lontano futuro sempre a Napoli, dove regna sovrana la criminalità organizzata, in un’ambientazione che definirei molto particolare e non aggiungo altro.