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Roma, sgomberano il Cinema America e la cementificano per uno stadio

Roma perduta, sgomberano il Cinema America e con la scusa dello stadio della Roma regalano agli americani un quartiere e mezzo della Capitale. [Antonio Cipriani]

Roma, sgomberano il Cinema America e la cementificano per uno stadio
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3 Settembre 2014 - 19.29


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di Antonio Cipriani

Mi ha colpito la vicenda dell’archeologa sarda che ha raccolto l’immondizia lasciata dai turisti ignoranti sulla spiaggia di Piscinas e che è stata multata dai vigili perché la lasciava in un cassonetto fuori dal comune di pertinenza. La legalità ottusa, che altro aggiungere? Che è meglio lasciare immondizia sulla spiaggia che metterla in un cassonetto sbagliato.

Mi fa pensare a Roma. Alla vicenda del teatro Valle Occupato e a quella del Cinema America a Trastevere. Due storie di educazione civile, di partecipazione alla vita sociale e culturale della città. Due azioni positive di salvaguardia del bene comune sempre più ostaggio dei palazzinari, dei privati, degli speculatori. Di tutta quella brutta gente che finanzia la politica del Paese. Che paga le campagne elettorali, che costruisce carriere politiche.

Così a Roma, città da terzo mondo, le cui strade che – come dice Cinzia Gubbini – sono sempre più sporche e puzzano di piscia di cane, dove i costruttori hanno pianificato lo sviluppo urbanistico, scopriamo che il problema è rappresentato dalla civiltà dei ragazzi che hanno salvato il Valle e il Cinema America.

Lo sgombero del Cinema America è ancora più ridicolo se si pensa che ci vogliono fare condomini di lusso. Cito Gianluca Peciola di Sel: “In una città terreno di conquista della camorra si attaccano le poche esperienze sociali e culturali di legalità e i presidi sul territorio. La politica deve riprendere il sopravvento perché a Roma si rischia la desertificazione culturale”.

Perché in queste stesse ore si discute con enfasi e tanta ignoranza dello stadio che gli americani di James Pallotta vogliono costruire a Tor di Valle, l’ennesima speculazione e cementificazione a colpi di cubature regalate. Con la fanfara dei giornali, dei costruttori e della tifoseria. Scrive l’urbanista Paolo Berdini: “Bastava guardare come si comportano i comuni d’Europa che da anni consentono alle loro società calcistiche di rinnovare i propri impianti. Si prenda ad esempio a modello quanto avviene in Gran Bretagna dove gli stadi delle più famose società calcistiche sono stati realizzati nel cuore delle città, spesso demolendo e ricostruendo gli stadi che con il passare degli anni sono circondati da quartieri. In quelle città allo stadio ci si va a piedi da molte aree abitate e ci si va tutti i giorni a fare attività sportiva.

A Roma, il presidente della società calcio James Pallotta, ha scelto l’area di Tor di Valle che è, come noto, un deserto urbano, un lembo di terra marginale e senza infrastrutture di collegamento. Solo nel lato ad est c’è un quartiere (Torrino), in tutte le altre direzioni c’è il vuoto, non c’è la città. Da mesi siamo bloccati sulla discussione sulle caratteristiche delle opere pubbliche da realizzare per vincere l’isolamento dell’area. E più opere vengono proposte, ponti sul Tevere, metropolitane e nuove strade, più aumentano i volumi da realizzare in quella piccola area.

Nella città esistono tanti luoghi che potrebbero ospitare il nuovo stadio della Roma, molto meglio collegati e circondati da quartieri. Con un quarto delle cifre che si pensa di impiegare per la realizzazione di opere pubbliche si potrebbero raggiungere obiettivi di benessere per i cittadini. La grande sfida di Ignazio Marino era dunque di coniugare gli interessi di una società privata, la Roma, con quelli di una intera città. Sono invece mesi che si discute solo di Tor di Valle, come se nella capitale mancassero altri luoghi più adatti. Si tratta soltanto di prendere il progetto elaborato dall’impresa Parnasi e di farglielo realizzare in un altro luogo dove porterà maggiori benefici alla periferia romana”.

Con un’iniziativa del sindaco Marino che fa venire l’orticaria. Mentre si cerca di spegnere l’esperienza vitale del Valle Occupato, e si sgombera il Cinema America, il sindaco di Roma è andato a New York a discutere e accogliere la proposta unilaterale dei ricconi americani sullo stadio della Roma. Come se quella fosse la sede istituzionale e come se la città meritasse questa vergogna.

Ma il problema di Roma oggi è il Cinema America, ieri il Valle Occupato…

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