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L'audiovisivo secondo Franceschini

Il Ministro dei Beni Culturali è partito col piede giusto sul tax credit e il settore ringrazia. Ma resta aperto il nodo di Cinecittà

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25 Giugno 2014 - 14.40


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di Maria Elena Vagni

Alla nomina di Dario Franceschini a Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo le aspettative da parte del settore dell’audiovisivo erano alte. Perché Franceschini era espressione del Governo del Fare di Matteo Renzi e le sue prime dichiarazioni ufficiali, che definivano la cultura «il più importante ministero economico in Italia», autorizzavano a sperare in un decisivo cambio di passo. Ad aprile, nel corso della presentazione dei dati ANICA sul cinema italiano, la ricetta del Ministro si componeva di tre priorità: «L’aumento delle coproduzioni, in particolare con i paesi emergenti che hanno flussi crescenti di turismo verso l’Europa, ma non sempre verso l’Italia. Secondo punto è aumentare l’attrazione di investimenti stranieri sul territorio. Terzo, il rapporto che deve cambiare tra il cinema e la tv».

Sul secondo punto l’azione di Franceschini si concretizza nella stesura delle norme sul tax credit, contenute nel Decreto Cultura approvato il 22 maggio dal Consiglio dei Ministri: il limite massimo del credito d’imposta esterno per le produzioni che realizzano in Italia film stranieri è innalzato da 5 a 10 milioni di euro e lo stanziamento per le agevolazioni fiscali al cinema passa da 110 a 115 milioni. Non solo, dopo aver incontrato il presidente dei produttori televisivi Marco Follini ai primi di giugno il Ministro fa estendere i benefici fiscali all’intero settore: le produzioni audiovisive anche straniere destinate alle emittenti televisive e al web potranno beneficiare di un credito d’imposta del 15% del costo di produzione. «Si tratta di un altro passo importante – ha commentato il Ministro – per l’investimento del Paese sulla creatività italiana e per il sostegno a un settore in cui l’Italia sta tornando punto di eccellenza nel mondo e la cui crescita sarà determinante per lo sviluppo complessivo della nazione». Il settore approva e ringrazia, basti il presidente ANICA Riccardo Tozzi che parla di un «interlocutore serio e affidabile» e di un Governo «che ci crede fino in fondo». Soddisfazione anche da parte delle associazioni dell’esercizio ANEC, FICE e ACEC che però chiedono al Governo di fare un passo in più destinando una quota del tax credit al settore (per la dotazione di impianti digitali e per la ristrutturazione e l’ammodernamento delle sale) oltre a riconsiderare il taglio ai crediti di imposta per la programmazione e a intervenire sulla tassazione riguardante i tributi locali. Buone nuove sul fronte spettacolo dal vivo: Franceschini accoglie le richieste del presidente Agis Carlo Fontana annunciando poche settimane fa il riordino della concessione di contributi tramite il Fus nel segno della trasparenza e dell’equità.

La trasparenza è anche la motivazione principale che ha convinto il Mibact a pubblicare un bando per scegliere i membri della Commissione per la Cinematografia. Il bando è scaduto il 26 maggio, e ora siamo in attesa dei nomi «importanti e autorevoli» selezionati. Un altro argomento affrontato da Franceschini è stata lac rideterminazione dell’equo compenso per copia privata, patata bollente che ereditata dal suo predecessore Massimo Bray: il decreto è stato firmato il 20 giugno, dopo aver sentito le varie proposte e aver ascoltato il parere del comitato consultivo. Sono state aggiornate le tabelle ferme dal 2012 e il ministro insiste che non si debba parlare di tassa: «Il decreto non introduce alcuna nuova tassa ma si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione ad uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere aggiornato per legge». Inoltre «Il decreto non prevede alcun incremento automatico dei prezzi di vendita. Peraltro, com’è noto, in larga parte gli smartphone e tablet sono venduti a prezzo fisso».

Tutto bene, quindi? No, perché se Franceschini è sicuramente partito col piede giusto e si è guadagnato l’attenzione del settore restano sul tavolo alcuni nodi delicatissimi da sciogliere. In sospeso c’è il sostegno del Mibact al Festival di Roma (a cui mancano 1,3 milioni di euro per chiudere il budget, cifra che dovrebbe essere garantita proprio dal ministero). Ma soprattutto è in attesa di soluzione l’impasse di Cinecittà. Dopo la manifestazione di protesta dei lavoratori che contestano il piano di rilancio di Cinecittà, Franceschini aveva annunciato a marzo un incontro con gli imprenditori privati interessati, mostrandosi positivo sul futuro: «È possibile in tempi brevi costruire un equilibrio che, anche attraverso interventi legislativi, consenta di attrarre produzioni internazionali, di salvaguardare l’occupazione e le tante preziose professionalità, e di riqualificare l’area, mantenendone l’irrinunciabile vincolo di destinazione». A complicare una situazione già complessa il ventilato ingresso come partner degli studios della Rai, sostenuto da Mibact e Istituto Luce; ma l’accordo, che dovrebbe interessare sia la filiera della conservazione e del restauro che la parte produttiva degli studi, non è stato ancora finalizzato.

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